L’industria sportiva italiana
Vediamo ora qualche riferimento sui nostri produttori. Anna Ferrino, presidente dell’Associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli Sportivi, il 20 novembre 2020 novembre ha presentato i dati del settore – 120 aziende in tutta Italia per oltre 300 brand, 9.300 addetti, un fatturato aggregato che sfiora i 5miliardi di euro, pari quasi al 40 per cento del totale messo a segno nel 2019 da tutta l’industria italiana dello spor.
Secondo l’agenzia Cerved, l’intera filiera manifatturiera dello sport (aziende produttrici di abbigliamento, calzature e articoli sportivi in Italia) nel 2020 ha subito una perdita stimata di 2 miliardi e 278 milioni di euro (che corrisponde al -18% rispetto al fatturato 2019);
Il 2021 dovrebbe portare un recupero, nella migliore delle ipotesi un miliardo e 238milioni di euro in più sul 2020. Nella peggiore, poco più di un miliardo di euro.
Questo per quanto concerne le aziende Italiane che producono sport ma nell’ambito della distribuzione ci sono state luci e Ombre.
- Il comparto outdoor ha segnato un rimbalzo molto forte a partire dalla riapertura estiva, che ha spesso pareggiato le perdite se non addirittura registrato crescite a due cifre per i rivenditori specializzati.
- Il modello distributivo tradizionale che produce in base alla presa ordini dei negozi, ha spiazzato tutti con l’esplosione della domanda trovati rispetto all’offerta, limitando la possibilità di recupero dei negozianti su comparti come lo Scialpinismo e trekking, a beneficio delle grandi piattaforme digitali e spesso su prodotti di minore qualità.
- Voglia anche compulsiva di andare in montagna a tutti i costi, ha spinto i nuovi appassionati ad acquistare spesso cose non all’altezza oppure troppo tecniche per la gita fuori porta dei nuovi appassionati.
- Per quanto concerne invece il mondo dello Sci-Alpino la flessione è stata pesantissima, anche fino al 90%.