VAL MASINO: SPECIALE SCI – parte 2

VAL MASINO: SPECIALE SCI – parte 2

Il Masino è conosciuto in tutto il mondo arrampicatorio per le sue granitiche pareti che, dal fondovalle fino alle quote più alte, caratterizzano tutte le valli che formano il famigerato “regno del granito”, gioiello delle Alpi Retiche centrali. Durante l’inverno-primavera 2021, copiose quantità di neve sono cadute al suolo fino alle basse quote della Val di Mello, cosi da scatenare la fantasia e la frenesia di diversi fanatici del vero sci di montagna.

Saro Costa in discesa dal Canale Sud del Monte Sissone 3330m

Saro Costa in discesa dal Canale Sud del Monte Sissone 3330m

Continuazione dell’articolo VAL MASINO – SPECIALE SCI – PARTE 1 

INDICE PARTE 2

  1.  Cima di Castello – Colle del Castello o Colle Lurani
  2.  Pizzo Torrone Centrale – Canale Sud
  3.  Monte Sissone – Canale Sud con Traversata Val Torrone-Val Cameraccio
  4.  Monte Disgrazia – Parete Sud Ovest – Via Angeli e Demoni

PARTE 2 : dalla Cima di Castello al Monte Disgrazia

 

1 Cima di Castello 3213m – Colle del Castello o Colle Lurani

Protagonista: Saro Costa – A. Guida Alpina Skiplace

Autore e foto: Saro Costa – A. Guida Alpina Skiplace

Il colle Lurani detto anche Colle del Castello su CNS, è quel passaggio posto tra la Cima di
Castello e la Punta Rasica in alta Val di Zocca a quota 3213 metri.
A livello sciistico la Val di Zocca è forse quella meno interessante se presa nella sua
interezza ma se ne consideriamo solo la metà superiore, dal pianone sotto al Rifugio
Allievi Bonacossa fino ai 3379 metri della Cima di Castello, la più alta della catena
Masino Bregaglia, allora eccoci in un mondo di ampi valloni morenici, ripidi canali
incastonati tra le pareti rocciose e spazi aperti da sciare a tutta velocità quando la
neve primaverile addolcisce le asperità del terreno e l’alta valle diventa un grande
parco giochi per sci alpinisti amanti dell’isolamento e disposti a camminare duo o tre
ore con gli sci sullo zaino.

Val di Zocca col canale che porta direttamente al rifugio Allievi

Il Masino offre molti luoghi “lontani da tutto” ed il Colle Lurani è uno di questi, se
avrete voglia di raggiungerlo sarete ripagati da una meravigliosa vista verso nord sul
ghiacciaio del Forno ancora impressionante nonostante lo stato attuale di tutti i
ghiacci alpini e vi sentirete molto piccoli mentre spazierete con lo sguardo verso sud
osservando una dopo l’altra le valli del Masino, la verde Val di Mello e le grandi
pareti del Qualido e del Cavalcorto.
Con tanta neve e buone condizioni si calzano gli sci direttamente al Colle, in
alternativa si può attrezzare una breve doppia o scendere a piedi i metri più ripidi e
poi iniziare a sciare. Le prime curve sono impegnative poi il pendio/canale si fa più
ampio rendendo possibili curve più libere e sciolte.

Punta Allievi e Guglia del Madmen visti dal Colle Lurani

Il lungo vallone che porta al rifugio, offre belle sciate sulle contro pendenze delle
morene e nelle vallette nascoste tra i grandi massi sotto alle pareti della Punta
Allievi.
Un canale in partenza ripido e stretto permette di scendere direttamente alla piana
da dove inizia una sciata molto avventurosa nei boschi che a dipendenza dello stato
di innevamento, porta più o meno vicini alla Val di Mello

Black Crows Orb Freebird al Colle Lurani

 

2 Pizzo Torrone Centrale 3289m – Canale Sud

Protagonisti: Davide Terraneo, Saro Costa – A. Guida Alpina Skiplace

Autore e foto: Saro Costa – A. Guida Alpina Skiplace

Note : Prima discesa in sci dal Colle del Torrone per il canale Sud.

Le tre elevazioni del Torrone, chiudono in alto una delle valli più affascinati e faticose
del Masino.
Con buon innevamento la Val Torrone si presta molto bene ad essere sciata ma non
è assolutamente banale e non va sottovalutata anche per i pericoli oggettivi nel tratto
mediano quando si costeggiano le ripidissime pendici meridionali della Meridiana
dalle quali può cadere parecchio ghiaccio.

Saro Costa in salita lungo la Val Torrone

Il canale del Torrone Centrale rimane nascosto fino all’ultimo ed anche quando ci si
trova finalmente nell’anfiteatro sommitale, non si riesce ad apprezzarne bene la linea
e la lunghezza. I migliori punti d’osservazione si trovano sulle costiere montane della
Valtellina, dalla Val Tartano e dai Corni Bruciati e anche dal Disgrazia si vede bene la
linea, dritta e ripida che scende dal colletto tra la vetta vera e propria e la Cima
Melzi.
Con l’amico e grande appassionato del Masino Davide Terraneo, saliamo a testa
bassa ancora una volta questa stupenda valle, le gite qui sono sempre molto lunghe
e faticose ma la vista del Picco Luigi Amedeo e della Torre Re Alberto in ambito
invernale è davvero mozzafiato e non mi stancherò mai di venire fin qui con gli sci
sullo zaino e men che meno mai mi stancherò di inanellare lunghe serie di curvette
su questa pendenza perfetta della Val Torrone.

Saro Costa in salita lungo in canale sud del Pizzo Torrone

L’anfiteatro composto dalla Punta Ferrario e dalla Cima Melzi e dalle elevazioni del
Torrone Centrale ed Orientale con il Dito di Cleopatra nel mezzo, è un luogo cupo e
severo ma tremendamente affascinante, in estate si possono vedere i resti di quella
che era la Vedretta del Torrone e sentire gli schianti delle rocce in disfacimento dal versante orientale della Ferrario.

Davide Terraneo e Saro Costa al colle del Torrone

In questo contesto si svolge la discesa che nella partenza dal colle richiede buon
controllo degli attrezzi e curve precise, il fondo non è uniforme ma diviso in due
contro pendenze entrambe ripide e strette poi quando ci si collega all’altro ramo
ecco che il canale si apre e si possono lasciare andare gli sci con più tranquillità.

Prime curve delicate per Saro Costa

Saro Costa danza nel canale sud del Pizzo Torrone

Noi abbiamo trovato neve molto dura e rigelata e le nuvole non hanno permesso che
si creasse il Firn piacevole e rassicurante da sciare, quello duro e portante sotto con
un paio di centimetri cremosi in superficie.
Fantastica sciata poi fin giù nel bosco che sale dalla Val di Mello.

 

 

3 Monte Sissone 3328m – Canale Sud con Traversata Val Torrone-Val Cameraccio.

Dal sito Valdimello.it

E’ la traversata più bella che si possa fare d’inverno nel Masino: un mix indimenticabile di guglie patagoniche, distese inviolate e silenzi incontrastati. Indispensabile una piccola dose di masochismo per uscire dal primo tratto di bosco: ma una volta fuori tutto cambia.
Disponendo di un giorno in più, invece di scendere in Val di Mello, si può traversare l’alta Val Cameraccio, risalire al Passo Cecilia e completare la traversata con la classica salita del Monte Disgrazia. Ma questa è un’altra storia

 Protagonisti: Andrea Bormida, Davide Terraneo, Saro Costa – A. Guida Alpina Skiplace

Autore e foto: Andrea Bormida

Note : Prima discesa in sci del canale sud del Monte Sissone.

Monte Sissone

Saro Costa e Andrea Bormida in salita lungo la Val Torrone

Mi piace sciare, mi piacciono i posti selvaggi, sono un tossico di quelle cose, ma non andate in Masino a farlo, ascoltatemi. Non fatelo mai. Se poi qualcuno vi propone di andare ai confini del Masino, è un fottuto malato. Datevi occupati, andate in Valle d’Aosta.

Non parlo per partito preso. Ho provato, più volte.

Come al Monte Sissone, cazzo di piramide bianca inculata maledetta dietro al Pizzo Torrone Orientale.  Gli avevano ficcato una croce in cima, ma Dio li non era arrivato e l’ha fatta rimuovere.

Nel 2021 a marzo nelle Centrali ci stava ancora una quantità di neve imbarazzante. Fanculo se vai in Masino il portage te lo fai comunque, e così è. Non serve partire al buio, fa freddo e non molla granchè. Sci in spalle fino a 1700m in Val Torrone, non un animale, non una farfalla, solo una boccia di ghiaccio che al sole rotolando giù da una granitica parete sulla sinistra per poco non fresava il primo di noi. Presagio. Masino.

Saro Costa e Andrea Bormida in salita dal canale sud del Monte Sissone

Si sale, neve di marmo, almeno quello. Non liscia, a onde come un piccolo mare agitato. Presagio. Masino.

Passiamo sotto al Picco Luigi Amedeo, la giornata davano 100% sole ma un piccolo velo. Poi al bivacco Manzi, puntando al passo di Cameraccio 2954m. Di colpo arrivati sul conoide, dal marmo si passa alla neve riportata. Si sale stando a sinistra, non è lungo il pendio.  Placca a vento. Presagio. Masino.

Punta Ferrario, Pizzi Torrone, Ago di Cleopatra, granito oro e neve bianca, non c’è nessuno, si deve scendere, perdere quota per poi di nuovo salire altri 500m. Bocche di balena. Presagio. Masino.

Poi la base del canale, lineare al sole, si sale, lo strato trasformato poggia su uno più duro. Tastare con la picca non mente. Manca poco. Colle e vediamo i maledetti Svizzeri di la nelle loro meravigliose vallate, ricchi montanari, qualcuno direbbe “All’attacco, invasione!”. Ma fanculo toccherebbe scendere e poi risalire.

Ah, nel dubbio un vento fotonico. Non sento le dita, nessuna, ho tutto addosso, alla cima , alla cima bastardo Sissone! Sassi ovunque, desolata cuspide tra i giullari Malenchi e il Disgrazia, re dei luoghi dal nome bene augurante. Presagio. Masino.

Selfie di Vetta al Monte Sissone con il Disgrazia sullo Sfondo

Ipotermia portaci via, Saro e Terra arrivano al colle. Discesa. Canale al sole, neve dura non male, poi inizia la traversata in Valle Cameraccio, giù quasi fino all’alpe Pioda, tutto a vista, seguendo un po’ il fiuto, un po’ il ricordo di qualche foto. Manco le foto in veste invernale esistono. Non le fanno, nessuno le fa a sti posti. Dobbiamo arrivare ad una piccola casera a 1837m. Optiamo per l’estrema destra idrografica della valle. Lo sci diventa il nostro mezzo, ci fai tutto: scii, passi sulle bocce, salti la terra, scii di nuovo un bosco esposto nel vuoto. Neve dura, salti su vuoto. Presagio. Masino.

 

Davide Terraneo, canale sud Monte Sissone

Andrea Bormida in discesa dal canale sud del Monte Sissone

Anche la discesa richiede tempo. E’ cosa selvatica. E quando finalmente approdiamo nel fondovalle, alla testata della Val di Mello, ritogliamo gli sci e ce li ficchiamo in spalla. Ghiaccio sul sentiero. Presagio. Masino.

2400m di delirio. Maledetto Masino. Non andate a soffrire in Masino, non con gli sci. Fatevi un paglione e un blocco quando non ci sta più neve.

Non voglio vedere nessuno in questo posto con gli sci.

Odio la gente specie quando scio in un posto meraviglioso proprio perché è così selvaggio ed inospitale. Presagio bastardi! Masino.

Saro Costa in discesa lungo la Val Cameraccio sotto al picco Darwing e alla torre Moai

4 Monte Disgrazia 3678m – Parete Sud Ovest – Via Angeli e Demoni.

Protagonisti: Davide Terraneo, Andrea Bormida, Stefano Nani –  Corso Aspiranti Guide Lombardia

Autore: Davide Terraneo

Note : Prima discesa in sci su una porzione di parete mai percorsa anche in salita.

Monte Disgrazia

Quante volte scalando in Val di Mello abbiamo avuto davanti i nostri occhi il Disgrazia? Tante direi o meglio sempre, in ogni occasione. Quando sei in Val di Mello sembra che il mondo finisca li, in fondo alla val Cameraccio. Sotto un certo punto di vista geografico è cosi, il Disgrazia chiude verso est tutto il gruppo delle Alpi Centrali prima che poi inizi la Val Malenco. E’ una montagna complessa, la più alta interamente in suolo lombardo e cambia aspetto e forma in base al punto di osservazione e ai suoi versanti. Vista dal Monte Sissone svetta come uno splendido corno isolato e appuntito. E’ veramente impressionante.

Il Disgrazia insieme alla Punta San Matteo è stato uno dei miei primi 3000m fatti in estate con il mio caro amico Matteo Tagliabue scomparso nel 2014 sull’Alpamayo insieme ad Enrico Broggi. Nell’estate del 2009 avevamo salito la normale estiva da Pedrarossa e quindi sono sempre stato molto legato a questa montagna.

Per anni ho sognato la parete Nord sciata nel luglio del 1986 da Giancarlo “Bianco” Lenatti, Guida Alpina Malenca, sciatore Estremo e gestore del rifugio Marco e Rosa al Bernina. Nel 2013 il sogno diventa realtà con la prima ripetizione insieme a Matteo Tagliabue e Mattia Varchetti il 25 aprile in condizioni più che perfette. Sapevo anche della parete sud, sciata da Mario Vanuccini e Mauro della Maddalena ma il fatto di partire a sciare cosi distante dalla cima non mi ha mai ispirato più di tanto.

Passano gli anni e per una serie di circostanze, alcune anche legate al covid e alla poca possibilità di muoversi verso altre destinazioni, le montagne lombarde sono prese d’assalto come non mai. La prima parte dell’inverno è stata molto generosa e con abbondante precipitazioni che dal mese di gennaio si sono completamente interrotte lasciando spazio a settimane di alta pressione. Guardo cerco foto ( come sempre ) su tutti i canali possibili e immaginabili, fino a che trovo una vecchia foto dove capisco che sulla sud-ovest del Disgrazia c’è la logica e non forzata possibilità di una nuova linea che parte direttamente dalla vetta della cima centrale. Come mai non ci siamo mai accorti prima? Non ho risposta a questa domanda. Posso solo dire che la parete è articolata e complessa con diversi canali, traversi, contropendenze e situata in un posto non di facile osservazione. Il periodo è giusto, la neve è corretta manca la logistica per poter raggiungere la parete. Siamo ad Aprile e la strada per Predarossa apre come al solito a giugno. Partire dalla Val di Mello ci sembra una vasca infinita quindi scegliamo di partire dal lato Valtellinese e più precisamente da Pra Isio dove ritorneremo dopo parecchie ore con un giro spettacolare ad anello che ci è costato 2900m D+ e svariati chilometri nelle gambe.

La sveglia suona presto e alle 2 di notte sono in marcia da Cantù, BumBum ( Andrea Bormida ) è salito a dormire la sera prima e il nostro compagno malenco Stefano Nani ci raggiungerà anche lui da casa.

Partenza notturna dall’alpe di Caldenno

Sono le 4.30 e ci mettiamo in marcia verso il passo di Caldenno. Camminare al buio è sempre un avventura anche dopo tanti anni di abitudine a queste situazioni. Troviamo un pò di tutto da mega valanghe di fondo a pendii ghiacciati dove il cambio pelli ramponi è d’obbligo. Arrivati al Passo con la prima alba scendiamo circa 300 m e ripelliamo in direzione del ghiacciaio di Cassandra, dove troviamo un ambiente selvaggio, la classica neve primaverile, dura e col il fondo non sempre perfettamente lisciato. I pendii sono sostenuti e le pelli faticano a tenere sui traversi.

Andrea Bormida in direzione del Ghiacciaio di Cassandra

Prima di arrivare sul ghiacciaio vero e proprio ci concediamo una pausa prolungata, è troppo presto stiamo tirando e la neve non smollerà mai in discesa se continuiamo con questo ritmo. Raggiunta la cresta di Corna Rossa ci manca ancora un canale di 200m per la cima e poi affronteremo il resto della discesa a vista dall’alto, buttandoci sul versante sud-ovest che scende verso la valle di Predarossa.

Stefano Nani e Andrea Bormida in salita verso la vetta centrale del Disgrazia

Mia l’idea mia le prime curve a vedere se la neve ha un grip discreto oppure no. Dopo altre due pause per aspettare il remollo capiamo che la speranza sarà vana e non possiamo aspettare ancora visto il lungo rientro che ci aspetta. Decidiamo di scendere lo stesso su neve ghiacciata ma con un buon “tappeto” che permette alle lamine degli sci di lavorare bene. Solo negli ultimi 200 metri ( quelli girati più a sud ) troviamo un ottimo remollo che ci lascia tirare un po il fiato e rilassare i muscoli delle gambe.

Andrea Bormida in discesa su neve delicata

 

 

La giornata non è finita, doppiamo ancora rientrare dal passo di Corna Rossa, scendere sotto l’ex rifugio Desio, risalire al passo di Caldenno e scendere a Pra Isio. Tutti i pindii che incontreremo sono già stati lavorati per ore dal sole e anche se siamo stanchi bisogna tenere le antenne più che dritte.

Andrea Bormida al passo di Corna Rossa

La discesa si può dividere in tre parti: il primo canale fino alla cresta di Corna Rossa, un altro canale che ti “sputa” a metà parete, e l’uscita dal catino finale verso il fondovalle.

Una discesa non difficile dal punto di vista tecnico ma di sicuro ricercata, selvaggia, lontana dal fondovalle e non di facile intuizione.

L’enorme parete Sud Ovest del Disgrazia dove passa Angeli e Demoni

 

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